Quando abbiamo deciso di realizzare la rubrica Storie di chi? Storie di Casa, siamo stati tutti d’accordo: una compravendita immobiliare è una storia fatta di storie personali, di eventi importanti, di imprevisti, incontri casuali e… per dirla in pochissime parole, di tutto quello che è umano.
Ne abbiamo avuto un esempio negli articoli precedenti, quando vi abbiamo raccontato la storia di Anna e Christian alla ricerca della loro prima casa, o quella della difficile scelta di vendere o affittare la casa ereditata di Carlo e Giulia, che si intreccia felicemente con quella di altri due ragazzi, Sara e Rayan e la loro domanda: “comprare una casa da ristrutturare?“.
La storia che vi raccontiamo oggi ci ha particolarmente colpito.
È la storia di un viaggio… un viaggio che partendo da Lecce arriva fino Bologna, ma non solo: è un viaggio che ci porta a visitare i luoghi più intimi dei nostri protagonisti ed a specchiarci dentro di loro.
A raccontarci la storia di questo viaggio è il nostro collega Daniele, con un’email che ci ha fatto riflettere molto sul nostro lavoro e sulle sue implicazioni.
Oggi ho conosciuto un uomo, il Sig. Olmo.
Il Sig. Olmo è il padre di Andrea, un ragazzo molto giovane.
Ha 22 anni, è uno studente dal viso pulito, vestito casual, con lo sguardo schietto e penetrante.
Si è rivolto a noi, come molti altri studenti fuorisede, perché alla ricerca di un alloggio a Bologna.
Dopo aver ascoltato le sue necessità, l’ho accompagnato nella sua prima visita in un monolocale in zona bolognina che sembra fatto apposta per lui.Andrea, dal punto di vista tecnico, non è molto esperto in fatto di case e me ne accorgo dall’ingenuità delle sue domande, dallo sguardo un po’ spaesato di chi si trova a fare una cosa per la prima volta.
Poco importa però, ci sono io a dargli tutte le indicazioni più “tecniche” riguardo all’immobile, mentre lui si concentra sugli spazi, la zona e, soprattutto, sull’idea della sua possibile prima casa in cui vivere da solo.
Capisco subito che ad Andrea piace il monolocale e ne sono felice, perché a me piace Andrea: mi trasmette tenerezza e tanta voglia di vivere.Ci lasciamo con l’intenzione di risentirci a breve, perché prima di fare una eventuale proposta avrebbe sentito telefonicamente suo padre, Olmo, che vive con il resto della famiglia a Maglie, in provincia di Lecce.
Il Sig. Olmo mi ha telefonato qualche giorno dopo… il suo accento pugliese è marcato, il tono, anche se pacato, trasmette da subito la preoccupazione per il futuro del figlio e il suo desiderio di aiutarlo a trovare una casa adatta a lui per i suoi anni di studio a Bologna e poi forse anche oltre, chissà… è ben conscio del fatto che l’acquisto di una casa a Bologna è comunque un buon investimento.
Alla fine della telefonata, ci accordiamo per una vista in cui, oltre ad Andrea, sarà presente anche lui.E proprio questa mattina l’ho incontrato di persona.
L’ho visto arrivare da lontano, a braccetto il figlio Andrea e dopo una stretta di mano ferma, ma calorosa allo stesso tempo, mi racconta del suo viaggio durato tutta la notte, in una cuccetta di quei treni economici che stanno scomparendo… ma che hanno saputo compensare la propria lentezza con il grandissimo merito di unire nord e sud Italia.
Olmo ha affrontato quell’interminabile viaggio in interregionale solo per poter vedere l’immobile che piace al figlio… quella che, se tutto andrà bene, chiamerà casa per i prossimi anni.Tra una chiacchiera e l’altra siamo entrati nel monolocale ed il Sig. Olmo, al contrario di Andrea, mi ha tempestato di domande, è salito sulla scala per vedere eventuali infiltrazione nel contro-soffitto, ha misurato con me i metri quadri; insomma si è mosso, ha osservato ed affrontato il discorso economico senza nessun problema.
Soddisfatti, ci siamo accordati per scrivere da li a poco la proposta in agenzia e nel frattempo, complice il carattere solare dei miei interlocutori, abbiamo scherzato un po’.«Sa…» mi ha detto «ho 5 figli. 5 figli maschi!»
«Ah però… come mio zio, il fratello di mio padre, 5 figli maschi!» gli ho risposto mentre ci sorridiamo.
«Certo che…» ho continuato, in uno di quei momenti in cui la complicità che si è creata stimola il gusto per la battuta «…la femmina proprio non voleva arrivare eh??»
L’espressione del Sig. Olmo è cambiata ed Andrea, di fianco a lui, ha abbassato lo sguardo facendo calare il silenzio per qualche lunghissimo secondo.
«Vede, in realtà la femmina era la seconda» mi ha detto Olmo a mezza voce.
«Aveva 4 anni… 4 anni…» scuotendo la testa «Un’auto purtroppo l’ha investita e ce l’ha portata via».Io mi sono raggelato, forse per l’imbarazzo, forse per la schiettezza di quell’inaspettata confidenza e cercando di contenere la reazione, mi sono sentito come se invece di trovarmi al piano terra di un monolocale fossi in bilico sul cornicione di un palazzo di 10 piani.
«Mi dispiace…» ho provato ad accennare, rimanendo senza parole.
La faccia del Signor Olmo è tornata di colpo serena, dopo quel momento di tristezza.
«Poi dopo sono nati altri 4 maschi, Andrea ha anche un gemello» mi ha detto sorridente, mentre ha accarezzato la testa del figlio e lo sguardo di entrambi è lucente.
«Sono come morto una volta e rinato, almeno altre cinque volte, una per ogni figlio»Poi ci siamo scambiati altre battute, sulla famiglia, il mare, sulla vita dei figli e sull’essere genitori ed abbiamo parlato ancora della casa.
Ho sentito che durante quella chiacchierata si è creato qualcosa tra noi, un qualche tipo di legame che non saprei descrivere a parole.
Subito dopo siamo andati insieme in agenzia per scrivere la proposta; l’abbiamo riletta riga per riga arrivando in fondo ad ogni pagina sempre col sorriso sulle labbra.«Senta» mi ha chiesto Olmo «ma questi mobili che ci sono dentro, la lavatrice la pompa di calore, se mio figlio dovesse avere bisogno, sempre se la proposta verrà accetta, ecco… io sono a Lecce e non riesco a tornare spesso a Bologna… lui è da solo…ecco… potrebbe farmi la cortesia di aiutarlo… potrebbe pensare di trattarlo quasi…»
«Come un figlio» abbiamo concluso insieme, io e lui, all’unisono.E ci siamo sorrisi, ancora una volta.
Non riesco a non pensare a quest’incontro di oggi, alla prima visita di Andrea, alla seconda con il Sig. Olmo, al suo viaggio, alla loro perdita familiare, all’amore di un padre e di un figlio, alle persone che ho incontrato e che incontrerò.
Oggi, per la prima volta, ho capito appieno il senso della frase del codice civile che inerente il nostro mestiere, quella che dice “Comportarsi con il buon senso del padre di famiglia”.
Da oggi faccio un po’ parte della famiglia di Olmo e Andrea anche io.